Scuola dell'Infanzia Colorella
La scuola dell’infanzia rappresenta il primo step del percorso di istruzione formale che potenzialmente conduce gli studenti fino all’età adulta, ma è anche in qualche modo il primo incontro di bambini e famiglie con il sistema scolastico.
Tutta la tradizione della pedagogia dell’infanzia, a partire dai suoi esponenti classici, intende la formazione dei bambini come sostegno alla crescita di tipo olistico, che integra gli aspetti emotivi, cognitivi e sociali dello sviluppo attraverso esperienze significative, guidate e promosse da adulti capaci di tenere conto delle peculiarità dell’età infantile, che non si riducono mai a tecniche di apprendimento di nozioni specifiche. Nel periodo prescolare, infatti il bambino può potenziare quell’insieme di competenze che coinvolgono specifiche funzioni cognitive, intrecciate con aspetti attentivi, motori e motivazionali, conosciute per essere alla base della successiva strutturazione delle conoscenze e degli apprendimenti formali. Non meno importanti sono poi le opportunità di sviluppo delle competenze socio-relazionali.
La peculiarità dei processi di apprendimento nella scuola dell’infanzia è che essi emergono e si consolidano attraverso proposte ludiche, fortemente legate all’esplorazione dello spazio limitrofo e attraverso il coinvolgimento sensoriale e corporeo dei bambini. La scuola dell’infanzia “Colorella” si riconosce in questi principi e li esplicita nella scelta di pratiche educative e didattiche che mirano a promuovere processi di personalizzazione complessi, in cui ogni bambino può sviluppare i propri talenti e le proprie abilità.
Nello specifico qui si presentano tre progetti che caratterizzano la visione pedagogica della scuola “Colorella”: il progetto, intitolato “Noi, Galileo e la scienza!”, che ha preso spunto dagli interessi manifestati dai bambini per il cielo e i suoi elementi e ha seguito un “approccio scientifico”, nella consapevolezza che i bambini sono molto competenti: fin da piccoli hanno idee intuitive sul mondo fisico e biologico che li circonda, esplorano, sperimentano, fanno previsioni e le mettono alla prova dei fatti, cercano spiegazioni causali coerenti per fenomeni che ritengono simili. Sembrano procedere similmente al modo di indagare scientifico, al “provando e riprovando” e soprattutto esprimono e mostrano curiosità e meraviglia per i diversi ambiti del sapere, attraverso domande che nascono dal bisogno di interpretare il mondo che li circonda.
Il percorso ha coinvolto i bambini dell’ultimo anno della scuola e si è suddiviso in varie fasi attraverso le quali, mettendo in atto metodologie didattiche laboratoriali, i bambini hanno avuto la possibilità di riflettere e operare su/con i numeri, termini e concetti matematici e topologici e le relazioni spaziali. La narrazione di storie e la presenza di un personaggio mediatore che ha accompagnato i bambini nel loro percorso, che li ha stimolati, che li ha fatti riflettere, che li ha impegnati in sfide e prove da superare ha promosso occasioni di apprendimento, ha facilitato la comprensione di concetti astratti e lo sviluppo delle competenze di problem-solving e ha reso tangibile e reale la matematica nonché la capacità di narrarla.
Il progetto ha visto i bambini approcciarsi in maniera significativa al pensiero computazionale, definito dalle stesse Indicazioni Nazionali 2012 e Nuovi scenari come un “processo mentale che consente di risolvere problemi di varia natura seguendo metodi e strumenti specifici, pianificando una strategia…” attraverso esperienze di coding e pixel art. Il percorso esperienziale ha coinvolto le varie aree di sviluppo di competenze dei bambini, che le vede strettamente interconnesse tra loro in una visione olistica e globale. Ha prodotto apprendimenti significativi, cioè i bambini hanno dato un senso a quanto da loro esperito, integrando le nuove conoscenze con quelle già possedute e utillizzandole in contesti e situazioni differenti, sviluppando la capacità di problem solving, di pensiero critico di meta-riflessione e trasformando le conoscenze in vere e proprie competenze. “Non si può insegnare niente; si può solo far sì che uno le cose le trovi in sè stesso.” G. Galileo.
Il progetto “Il Corpo che educa: dal gesto grafico al segno grafico” si definisce come un percorso di Educazione al Gesto Grafico rivolto ai bambini a partire dai tre anni di età che parla del bambino come essere globale, come unità di mente e corpo in costante relazione con l’ambiente, inteso come spazio fisico e come spazio di relazione con adulti e con i pari; questo percorso parla di come le scoperte delle neuroscienze abbiano reso visibile quello che la pedagogia per secoli ha sostenuto, ribadito dalle Indicazioni Nazionali: il ruolo del Corpo, come dispositivo pedagogico e strumento privilegiato di conoscenza e affermazione di sé. Scrivere non significa copiare graficamente, disegnare lettere: la qualità della traccia grafica è il risultato dello sviluppo psicomotorio, dell’organizzazione grafo-motorio-percettiva ed esecutiva.
Lo sviluppo psicomotorio del bambino, inteso come insieme di competenze motorie, funzioni cognitive e modalità relazionali, risulta quindi centrale in ogni pratica educativa. Tutto inizia col corpo e si svolge attraverso il corpo: esso costituisce lo snodo fondamentale di ogni sapere. più il corpo fa esperienza di movimento libero, provando e riprovando le posizioni più svariate per la conquista di schemi motori e di nuove consapevolezze, più il bambino diventa padrone del proprio centro/equilibrio e dello spazio intorno a sé. Successivamente si passa dallo spazio topologico a quello topografico, dal piano verticale a quello orizzontale, da esperienze percettivo-motorie che innescano processi cognitivi e socio-emotivi alla promozione della consapevolezza dei riferimenti spaziali intorno a sé. Dal corpo alle mani, strumenti per eccellenza dell’intelligenza dell’uomo, che devono essere educate attraverso pratiche che sollecitano lo sviluppo e il potenziamento della coordinazione oculo-manuale, delle abilità visuo-spaziali e percettive, dell’attenzione sostenuta, della direzionalità del movimento (da sx verso dx; dall’alto verso il basso) e del processo di lateralizzazione.
La scuola “Colorella” si caratterizza anche per essere promotrice della Pratica Psicomotoria Aucouturier che si basa sull'idea di Persona considerata globalmente nella sua corporeità, intelligenza ed affettività, tra loro profondamente interagenti. Si tratta di un'attività rivolta ai bambini che mira a favorire lo sviluppo, la maturazione e l'espressione delle potenzialità del bambino a livello motorio, affettivo, relazionale e cognitivo, concepite non come ambiti separati ma viste nell'ottica della globalità della Persona. La Pratica Psicomotoria aiuta i bambini a crescere armoniosamente accompagnando e favorendo il loro processo di crescita e di strutturazione dell'identità. Utilizza il gioco spontaneo, il movimento, l'azione e la rappresentazione perché è tramite l'azione ed il piacere che questa genera che il bambino scopre e conquista il mondo. Il bambino non gioca per imparare ma impara perché gioca e questo avviene in un luogo preciso: la sala di Pratica Psicomotoria. Questa è uno spazio ricco, vario, colorato, che prevede la presenza attenta di un adulto che accoglie le produzioni dei bambini, condivide le loro emozioni e il loro piacere e li accompagna nel percorso di crescita. Attraverso il movimento, l'azione, il gioco spontaneo e la sensomotricità, il bambino esplora, scopre e conquista il mondo degli oggetti e delle persone che sono intorno a lui. Nel movimento esprime le sue emozioni, la sua vita affettiva profonda.