Chiesa SS. Sacramento
Trattandosi di una chiesa abbaziale, si può far risalire la sua prima edificazione alla seconda metà del XIII secolo, quando a Polverigi vi era già un monastero. Dalle carte agostiniane di Fonte Avellana risulta infatti che al capitolo provinciale di Fano, tenutosi il 12 settembre 1290, erano presenti il priore frate Bonguadagno e frate Tommaso da Polverigi, assieme ai rappresentanti di altri 32 conventi di tutte le Marche. In quegli anni il monastero era retto dagli Eremitani di Sant’Agostino, dediti alla vita monastica e alla costruzione della chiesa.
A seguito delle continue scaramucce e scorrerie causate dalle soldataglie di ventura e dalle milizie mercenarie, sul finire del IVX secolo gli abitanti del castello chiesero ad Ancona il permesso per poter demolire gli edifici del convento, ma di salvare la chiesa. Lo scopo era quello di utilizzare il materiale di risulta per le riparazioni delle mura castellane che stavano andando in rovina e rafforzare gli apprestamenti difensivi, allo scopo di porre rimedio allo stato di precarietà e di insicurezza in cui si trovavano le pacifiche popolazioni rurali. Il timore di veder utilizzato il monastero come presidio da parte di eventuali nemici era senz’altro giustificato, come in dimostreranno in seguito gli avvenimenti di quegli anni.
Nel ‘400, probabilmente in occasione della trasformazione degli Eremitani nell’ordine monastico degli Agostiniani voluta da Papa Alessandro IV (1456), la chiesa venne arricchita di sei altari laterali con decorazioni murarie affrescate: sul lato destro si trovavano quelli di San Michele, San Nicola e della Madonna del Buon Consiglio e su quello sinistro quelli del Crocefisso, di Santa Monica e di Santa Maria Maddalena. Gli studi effettuati sui resti dell’impianto decorativo (in particolare della parete destra, più leggibile) hanno permesso di ricostruire la struttura del ciclo pittorico affrescato come si usava durante il periodo del gotico gentile. La decorazione riproduceva una struttura architettonica classica con l’inserimento di elementi floreali di gusto popolare modesto ma di grande valore storico-culturale.
La struttura originaria dell’edificio era in stile romanico - gotico, come documentano i resti di due finestre sulla parete a mezzogiorno e la sua pianta a navata longitudinale era di lunghezza probabilmente minore di quella odierna. La copertura a capriata lignea originariamente era probabilmente più bassa dell’attuale di circa un metro. Il lato sinistro delimitava il chiostro del Monastero di Santa Maria Maddalena la cui parete era decorata con affreschi ora perduti. Nel 1475, vi si tenne il Capitolo Provinciale Agostiniano.
Durante il XVII sec. il ciclo decorativo fu arricchito dei riquadri architettonici affrescati a finto marmo tutt’ora visibili per rendere unitario lo schema compositivo dei decori, come stile e cultura del tempo imponevano; ma tra la seconda metà del secolo e l’inizio del XVIII, tutto fu sconvolto per realizzare nuovi altari laterali e dare un nuovo aspetto all’interno dell’edificio. In quegli anni la struttura architettonica fu gravemente manomessa e modificata in ossequio allo stile barocco. Furono chiuse le monofore originali per aprire tre finestre sul lato a mezzogiorno, mentre la primitiva facciata, molto semplice, fu modificata con l’aggiunta di quattro lesene verticali, una trabeazione a frontone di tempio ed una finestra quadrata.
Nel 1736 fu costruita la cantoria dotata di organo e gli altari vennero ridotti da sei a quattro. La loro struttura corrispondente ai canoni dell’architettura barocca è appoggiata su alti basamenti che sorreggono colonne scanalate o tortili sopra le quali sono posti frontoni con trabeazioni e spioventi spezzati, che recano al centro cornici decorate. In quel periodo furono rifatti l’attuale campanile (1766) e il pavimento in cotto (1771), con un complesso ed armonioso disegno in pietra di gesso proveniente da una piccola cava del luogo.
A seguito dei danni causati dal terremoto del 1930 fu necessaria una grande opera di restauro che contribuì a modificare ulteriormente l’impianto originario dell’edificio. A quel periodo risalgono l’innalzamento del tetto, la ricostruzione di alcuni altari, il rifacimento della cuspide del campanile, la realizzazione del cornicione di facciata con archetti pensili riproposti nelle forme di un antica decorazione esistente nella parte absidale e le nuove finestre a monofora che danno al prospetto l’impronta romanica che tutti conosciamo.